Architettura accessibile: ovvero l’importanza dell’autonomia per i disabili

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L’accessibilità, ovvero la piena fruizione da parte di tutti degli spazi progettati, dovrebbe essere un requisito proprio dell’architettura.

Progettare prevedendo ed eliminando a monte i problemi e le barriere che si possono presentare, è l’obiettivo degli architetti del futuro, che dovrebbero impegnarsi nello studiare soluzioni che garantiscano la maggiore adattabilità, sicurezza e vivibilità degli spazi domestici, tenendo conto dei bisogni di tutti e in maniera particolare delle persone con disabilità, in modo da realizzare un’architettura che sia inclusiva, oltre che accessibile. Ovviamente tutto ciò senza perdere di vista l’attenzione per il design e la ricerca del gusto.

Design, domotica e tecnologia devono essere messi al servizio di un’architettura la cui progettazione è mirata a garantire la massima autonomia possibile della persona con disabilità, anziana o in generale con difficoltà, l’obiettivo primario deve essere quello di rendere la vita quotidiana più semplice possibile.

Soluzioni pratiche per disabili

Sono già tanti gli esempi di buona progettazione o di dispositivi e strumenti tecnologici che sono stati messi a punto proprio pensando all’accessibilità, un esempio è il montacarichi per disabili, grazie al quale i problemi di sollevamento sia delle persone con difficoltà o impossibilitati a muoversi sia dei carichi pesanti, scompaiono. Lo stesso vale per i montascale a poltroncina e le pedane elevatrici, studiate appositamente per garantire la mobilità delle persone in sedia a rotelle, o con di difficoltà di movimento, nei vari spazi di casa e ma anche negli edifici pubblici. Si tratta di esempi di strumenti che hanno, col tempo, sviluppato sempre di più la capacità di adattarsi all’architettura già esistente, a case private ed edifici pubblici, divenendo di dimensioni sempre più ridotte e via via più funzionali.

Per il futuro però, e per le nuove costruzioni, non si parlerà più tanto di adattamento degli spazi già esistenti per le esigenze specifiche dei disabili, o di creazioni di spazi “riservati” ai disabili, ma si punterà tutto sull’accessibilità universale degli spazi architettonici.

Per accessibilità universale si intendere rendere un edificio, o un qualsiasi spazio, aperto alla fruizione di tutti indistintamente, in completa autonomia, senza assegnare la funzione di superamento della barriera architettonica ad elementi della struttura o costruttivi specifici e riconoscibili che finirebbero comunque per discriminare o quantomeno creare delle distinzioni fra le tipologie di utenti.

Ad esempio, non dovranno più esistere servizi pubblici ad uso esclusivo e riservato dei disabili, ma tutti i servizi igienici saranno dotati di quei dispositivi e accorgimenti necessari per poter rendere il servizio accessibile a tutti.

Lo stesso vale per una rampa progettata a dovere, che grazie a questo potrà essere usata sia da persone con mobilità limitata sia da persone che non hanno problemi da questo punto di vista.

Inoltre, spesso quando si parla di disabilità e accessibilità si è portati a pensare subito alla disabilità di tipo motorio, come quella che riguarda le persone che si trovano su una sedia a rotelle; la buona progettazione dell’architettura accessibile universalmente però deve tenete conto di tutte le tipologie di disabilità, per creare degli spazi che siano davvero accessibili a tutti.

Si può e si deve pensare, ad esempio, anche a chi ha problemi di disabilità uditiva o visiva, che non comporta necessariamente la cecità completa. Tenere in considerazione anche queste tipologie di disabilità può significare ad esempio predisporre i vari locali di un edificio con la giusta illuminazione, con percorsi adeguatamente segnalati, sia con elementi segnaletici ben visibili grazie a colori sgargianti o a scritte più grandi o con segnaletica acustica, ecc.

Ma ci sono anche altre tipologie di bisogni speciali, non necessariamente legati alla disabilità, di cui l’architettura accessibile universalmente deve tener conto, come quelli dei bambini o delle donne incinte, o dei disabili “temporanei”, come ad esempio chi ha subito un intervento chirurgico o ha avuto un incidente ed è in stampelle o dovrà passare un periodo delimitato di tempo in sedia a rotelle. Gli edifici pubblici e privati dovranno il più possibile essere pensati tenendo conto di ogni evenienza.

Una corretta e attenta progettazione degli spazi potrà fare davvero la differenza, e ciò non vale soltanto per gli spazi privati, per assicurare il massimo benessere abitativo, ma anche per le città, che cambieranno mano a mano il proprio volto, diventato alla portata di tutti.

In generale, la “rivoluzione” verso l’accessibilità universale sarà possibile soltanto attraverso una stretta collaborazione tra l’architettura e le tecnologie, come ad esempio la domotica, come si accennava all’inizio, che è piuttosto una scienza che unisce il meglio dell’ingegneria, dell’architettura, dell’elettronica e dell’informatica, mettendole al servizio di tutti per la realizzazione di tecnologie in grado di robotizzare la casa e, coniugandosi con una buona progettazione architettonica, renderà tutti gli spazi realmente fruibili e godibili.

Fonte immagine: Pixabay

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