Rabarbaro: cos’è, proprietà e benefici

Rabarbaro

Il rabarbaro, detto anche Rheum Palmatum, è una pianta medicamentosa originaria dell’altopiano tibetano ed è ricca di virtù terapeutiche note fin dall’antichità. Se ne contano oltre 20 specie ed è molto usato in Cina e in Mongolia, non soltanto in ambito omeopatico ma anche in quello culinario.

Si tratta di un arbusto erbaceo appartenente alle Poligonacee, la famiglia di piante Dicotiledoni. Può raggiungere un’altezza di circa due metri e presenta un grande rizoma verticale. Le foglie, spesso dentate o palmatolobate, sono sorrette da uno stelo carnoso. I fiori, raccolti in vere e proprie pannocchie, presentano un colore bianco-giallastro o porpora.

Noto fin dal 3000 a.C., il rabarbaro si contraddistingue per l’alta concentrazione di vitamina A, B1, B2, B3, B5, B6, C, E, K e minerali, tra cui calcio, ferro, magnesio, manganese, fosforo, potassio, rame, selenio, sodio e zinco. La presenza di questi micronutrienti conferisce alla pianta proprietà antibatteriche, antiossidanti, depurative, decongestionati, digestive ed epatoprotettive.

Caratteristiche organolettiche

Le innumerevoli virtù medicamentose di questa pianta la rendono un elisir di lunga vita e un rimedio omeopatico indispensabile in ambito erboristico. Sebbene gli usi del rabarbaro siano molteplici, tra le proprietà terapeutiche più rilevanti spiccano quelle lassative.

Azione lassativa

Il rabarbaro svolge un’azione stimolante a livello intestinale e viene utilizzato nel trattamento della stitichezza. I sennosidi e i reinosidi, i principi attivi estratti da questa varietà botanica, stimolano la motilità del colon (peristalsi intestinale), accelerano il transito delle feci e risolvono la costipazione evitando l’assunzione di farmaci lassativi. Tuttavia i preparati erboristici a base di rabarbaro rientrano nella classe dei purganti ad uso strettamente occasionale.

Azione antinfiammatoria

Studi scientifici hanno dimostrato che gli antrachinoni presenti nel rabarbaro svolgono un’importante attività antinfiammatoria. L’effetto decongestionante è esercitato dall’emodina, dalla reina e dall’aloe emodina contenute in questa pianta. L’emodina è una molecola capace di interagire sulle citochine, mediatori polipeptidici che scatenano l’infiammazione. L’aloe emodina riduce significativamente la produzione di citochine pro-infiammatorie presenti nei macrofagi, importanti cellule del sistema immunitario.

Azione antibatterica

Tra le virtù fitoterapiche del rabarbaro ricordiamo anche quelle antisettiche. Grazie alla sua efficacia, l’estratto di Rheum Palmatum viene adoperato come antibatterico perfetto per combattere funghi, infezioni batteriche e virus. L’emodina è in grado di distruggere la struttura della citomembrana di numerosi ceppi batterici, tra cui lo Stafilococco.

Azione antiossidante e fotoprotettiva

Studi scientifici hanno dimostrato che l’estratto di Rheum Palmatum in vitro abbia proprietà antiossidanti e anti-age, utili per la prevenzione e riduzione del foto danneggiamento cutaneo. Per tale ragione ne è stato incoraggiato l’uso per la realizzazione di cosmetici e lozioni solari.

Azione depurativa e disintossicante

Il Rheum Palmatum è in grado di svolgere un’azione detox sull’organismo: purifica il fegato e la vescica biliare dalle scorie e dalle tossine. Le coste del rabarbaro, infatti, contengono numerosi sali minerali e vitamine, capaci di favorire il drenaggio dei liquidi e svolgere una profonda disintossicazione dell’organismo.

Azione digestiva

Grazie alla sua azione colagoga, il rabarbaro favorisce la produzione dei succhi gastrici e regolarizza la secrezione acida. Migliora la circolazione a livello della mucosa che ricopre lo stomaco e, di conseguenza, incrementa anche l’assorbimento dei nutrienti contenuti nel cibo. Un’azione digestiva ad hoc, in grado di stimolare la funzionalità epatica.

Azione epatoprotettiva

I principi attivi presenti nel fitocomplesso del rabarbaro svolgono un’azione protettiva e detossificante del fegato. Agiscono migliorando il metabolismo delle cellule epatiche ed eliminano le scorie e le tossine accumulate, rigenerando il tessuto epatico danneggiato.

Ambito culinario

Nel settore enogastronomico l’uso del rabarbaro cinese ha origini molto antiche. La parte commestibile della pianta è il gambo, mentre le foglie non sono edibili. Grazie al suo sapore acidulo, al suo aroma fruttato e leggermente fiorito, questo ortaggio asiatico può essere utilizzato nella realizzazione di antipasti, primi e secondi piatti, torte salate, dessert, marmellate, liquori, caramelle e granite.

Applicazioni topiche e uso esterno

Studi di laboratorio hanno dimostrato che l’estratto di rabarbaro eserciti anche un’azione cicatrizzante e favorisca la guarigione di ferite e piccole ustioni. Gli impacchi a base di tinture al 10% di Rheum Palmatum, infatti, favoriscono l’incremento della produzione di collagene e fibrina. Ma non è finita qui, perchè le sue portentose proprietà lenitive, riequilibranti e sebo normalizzanti contrastano in maniera efficace la forfora grassa e aiutano la fisiologica regolarizzazione del cuoio capelluto.

Controindicazioni ed effetti indesiderati

L’estratto di rabarbaro non può e non deve essere assunto ad alti dosaggi per periodi prolungati. Non è indicato per i soggetti che soffrono di malattie gastrointestinali infiammatorie croniche. L’assunzione di questa pianta medicinale, infatti, è fortemente sconsigliata in caso di appendicite, morbo di Crohn, emorroidi o colite ulcerosa. Le preparazioni erboristiche a base di Rheum Palmatum non possono essere somministrate a donne in gravidanza e bambini di età inferiore a dieci anni. Infine, per via dell’alto contenuto di acido ossalico, la somministrazione di rabarbaro è sconsigliata alle persone affette da renella ossalica, una forma particolare di calcoli al reni.

Fonte immagine: Pixabay
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