L’omeopatia è la pratica di medicina olistica maggiormente diffusa nel mondo, tanto più in Italia, dove circa dieci milioni di abitanti ne hanno fatto uso almeno una volta. Parola di chiara origine greca, alla base del trattamento omeopatico vi sono i principi del medico tedesco Samuel Hahnemann, formulati nella prima metà del XIX secolo.
“I simili si curano coi simili”, una massima che sintetizza al meglio i principi omeopatici, basati per l’appunto sulla similitudine del farmaco. In questa sede ci occuperemo del trattamento olistico nello specifico.
Che cosa è?
L’Omeopatia è una pratica di medicina olistica mirante a migliorare il livello di salute di un organismo tramite la somministrazione di medicinale sperimentato, potentizzato, selezionato individualmente in base a quella che viene definita “Legge della similitudine”.
Si tratta di una terapia fortemente individualizzata, che tiene in conto fattori fisici, mentali, emotivi, costituzionali, biografici e ambientali della persona, qualificandosi proprio come medicina dell’individuo nella sua totalità.
Le tre proprietà dell’omeopatia sono la sperimentazione, laddove si intende una sostanza farmacologicamente testata su soggetti umani sani per far emergere sintomi reattivi e reversibili; la potentizzazione, ovverosia la produzione di diluizioni e succussioni in modo specifico. La Legge della Similitudine fa invece riferimento ad una sostanza capace di provocare sintomi in un organismo sano, fungendo da agente curativo in un organismo malato con gli stessi sintomi di quello sano.
Ma l’Omeopatia funziona?
Secondo i dati più recenti, la pratica omeopatica è sempre più gettonata e richiesta. Abbiamo già parlato dell’Italia ma la pratica trova grandi sostenitori anche in altri paesi europei e del mondo. Questo perché l’azione dell’omeopatia è un simil-vaccino più che un antibiotico, dal momento che la medicina omeopatica prevede la somministrazione di sostanze simili all’agente che produce una malattia. Insomma, la pratica va a stimolare una reazione immunitaria adeguata per il rinforzo delle difese dell’organismo, favorendone dunque la guarigione.
Più di tutte le altre pratiche mediche, l’omeopatia mette il malato al centro del processo di cura, e non la malattia. Obiettivo finale: la cura della zona su cui la malattia sta facendo pressione. Possiamo dire, con le dovute precauzioni, che la patologia passa quasi in secondo piano. Va da sé che più che olistica, l’omeopatia sia una autentica medicina di supporto, da utilizzare in associazione alle medicine tradizionali. Un intervento omeopatico riesce quindi a migliorare, nel complesso, le condizioni generali di un paziente che assume con regolarità farmaci.
Perché tante critiche?
Eppure, l’omeopatia è quasi sempre al centro del dibattito, in negativo. Perché? Perché l’omeopatia tende a curare le malattie meno gravi che, comunque, si curano da sole anche col tempo. Ciò spinge molti a sostenere la discutibilità della pratica. I farmaci omeopatici, vuoti per quel che riguarda la tossicità, possono essere pericolosi se il loro consumo andasse a rallentare l’uso di medicinali tradizionali.
Purtroppo a fondamento delle critiche vi è la pressoché nulla validità scientifica dei prodotti omeopatici, che in alcuni casi come gli USA, devono riportare la dicitura “il prodotto non intende diagnosticare, trattare, curare o prevenire nessuna malattia”.
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