Ossigenoterapia: cosa è, come funziona, come si somministra

L’ossigeno, oltre ad essere fondamentale per la vita umana, e per la vita dell’universo, è a tutti gli effetti un farmaco e come tale va trattato. Per questo motivo, per questa sua fondamentale funzione, è spesso determinante per la sopravvivenza di un individuo che ne è in carenza.

Qui di seguito ci occuperemo dell’ossigenoterapia, letteralmente la terapia dell’ossigeno.

Che cosa è?

L’ossigenoterapia, altrimenti detta supplementazione di ossigeno, è la somministrazione di ossigeno come parte integrante in un trattamento medico. Quest’ultimo si può attuare per più motivi e con grande varietà di scopi, sia nel trattamento di un paziente con cronica insufficienza respiratoria, sia nel trattamento di un paziente affetto da insufficienza respiratoria acuta.

Essendo l’ossigeno essenziale per il metabolismo cellulare, va da sé che l’ossigenazione dei tessuti sia essenziale per ogni normale funzione fisiologica. Alte concentrazioni di ossigeno a livello di tessuti possono però essere tanto utili quanto dannose, a seconda delle circostanze.

L’ossigenoterapia viene utilizzata per arrecare beneficio al paziente, aumentando l’apporto di ossigeno ai polmoni e quindi andando ad aumentare la disponibilità di ossigeno nei diversi tessuti biologici dell’organismo, specialmente quando il paziente soffre di ipossia e ipossiemia.

Con l’ossigenoterapia a lungo termine, in soggetti ipossiemici, si allunga la sopravvivenza e si va a migliorare la qualità di vita.

Indicazioni sulla somministrazione terapeutica di ossigeno

L’ossigenoterapia si pone l’obiettivo, dicevamo, di aumentare l’ossigeno a livello alveolare ed arterioso, aumentando la Fi02, cioè la frazione inspirata di ossigeno, con un conseguente aumento della saturazione dell’emoglobina e del contenuto di O2 nel sangue. Ma quando ricorrervi?

La terapia di ossigeno è necessaria in tutte quelle situazioni che comprendono una riduzione dei livelli di ossigeno nel sangue. L’ossigeno, per chiarezza, è presente anche nell’aria che respiriamo, con una percentuale del 21%.

La quantità soprindicata talvolta non è sufficiente per le richieste fisiologiche o patologiche di un eventuale paziente. Per questo motivo si va a somministrare allo stesso una percentuale aggiuntiva di O2 inspirato. Questa somministrazione in una sola parola migliora l’ossigenazione dei tessuti, riduce gli sforzi respiratori, cardiaci e allunga la sopravvivenza.

Bisogna tenere bene a mente che non esiste una quantità standard di ossigeno da somministrare ad un paziente: essa varia di volta in volta e da soggetto a soggetto. Nei casi non gravi né cronici è buono dosare l’ossigeno in base alla risposta corporea del paziente. Partendo quindi da un flusso basso per poi aumentare e raggiungere l’effetto desiderato.

Fonte immagine: Melarossa

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