Idrofobia: cos’è la paura dell’acqua

Idrofobia

L’idrofobia o acquafobia, nota come “paura dell’acqua”, è un disturbo fobico persistente, anormale e ingiustificato per l’acqua e per il nuoto. In psichiatria, psicologia e neuroscienze tale definizione indica la paura delle acque profonde e il timore di annegare. La stragrande maggioranza degli idrofobici non è in grado di nuotare e, nei casi più gravi, non riesce neppure a immergere la testa sott’acqua per un paio di secondi.

Quali sono i sintomi psicofisici dell’idrofobia?

L’idrofobia scatena un’anomala risposta di tipo cognitivo-neurormonale. I sintomi psicofisici più comuni possono manifestarsi in maniera variabile a seconda del soggetto. In ogni caso la sintomatologia più diffusa è la seguente:

• spasmo della glottide
• paralisi dei muscoli della deglutizione
• dilatazione delle pupille
• irrigidimento degli arti
• tachicardia
• respirazione incontrollata
• aumento del battito cardiaco
• aumento della pressione arteriosa
• sudorazione improvvisa
• fiato corto
• senso di oppressione o dolore al petto
• sensazione di farfalle nello stomaco
• bocca secca
• vertigini
• nausea
• confusione e disorientamento

Gli idrofobici sono consapevoli che determinate circostanze (come una lezione di nuoto o un innocuo bagno al mare) sono prive di pericoli reali, ciononostante il solo pensiero è sufficiente per scatenare una reazione spropositata e irragionevole.

Quali sono le cause dell’idrofobia?

Nella stragrande maggioranza dei casi, i soggetti idrofobici hanno subìto un evento traumatico in età infantile: una caduta accidentale nell’acqua, un tentativo forzato da parte dei genitori di insegnargli a nuotare o un episodio di semi-annegamento. Può anche verificarsi che la persona idrofobica non abbia vissuto un’esperienza traumatica in prima persona, ma abbia assistito da vicino ad episodi sconvolgenti, accaduti a familiari stretti o amici. Le persone che soffrono di disturbi d’ansia possono avere una certa predisposizione ereditaria che può scatenare l’idrofobia.

Idrofobia: come si effettua la diagnosi?

Per diagnosticare l’idrofobia occorre rivolgersi ad un medico specialista. Il terapeuta valuta l’entità dei sintomi ed effettua la diagnosi basandosi sui seguenti criteri del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, (DSM-5):

• ansia e paura dell’acqua che si protrae da oltre 6 mesi
• la presenza di liquidi innesca la paura immediata o l’ansia
• I pazienti evitano accuratamente l’acqua e tutti i liquidi in generale
• la fobia o l’ansia sono sproporzionate rispetto al pericolo reale
• la paura, l’agitazione e/o l’elusione scatenano disagio e compromettono significativamente le attività quotidiane e lavorative

Idrofobia: terapia e trattamento

L’idrofobia è una forma di fobia curabile. Per ricevere il giusto supporto e la cura più appropriata, il terapeuta autorizzato valuta altri possibili disturbi d’ansia:

• disturbo d’ansia generalizzato
• disturbo post-traumatico da stress
• disturbo ossessivo-compulsivo
• attacchi di panico

Gli psicoterapeuti sono soliti trattare l’idrofobia associando una terapia di esposizione e una terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Gli obiettivi della psicoterapia vengono definiti in modo condiviso e collaborativo tra paziente e psicoterapeuta. É una buona prassi che il medico valuti in modo oggettivo (attraverso test psicologici e questionari) i miglioramenti dei sintomi e l’andamento della terapia rispetto agli scopi definiti all’inizio della psicoterapia. Per ciò che concerne il trattamento farmacologico, a volte possono essere prescritti dei farmaci ansiolitici, sebbene la soluzione migliore resti sempre la terapia psicologica multidisciplinare.

 

(Fonte immagine: Unsplash)
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