Prima di scoprire qual è la correlazione tra la Tiroidite di Hashimoto e la fertilità femminile, cerchiamo di familiarizzare con questa patologia dando uno sguardo preliminare alla definizione fornitaci dal sito dell’enciclopedia Treccani: “La Tiroidite di Hashimoto è un’affezione cronica di origine autoimmune che determina un’insufficienza tiroidea di grado variabile, con presenza di autoanticorpi antitiroidei circolanti”. Questa patologia cronica colpisce tra il 5% e il 15% delle donne, presenta un quadro clinico estremamente eterogeneo e interessa la tiroide. Le donne, sane alla nascita ma con predisposizione genetica, possono sviluppare la Tiroidite di Hashimoto in età adulta e riscontrare serie difficoltà a restare incinte. In questo articolo vi forniremo un approfondimento sulla correlazione che intercorre tra questa patologia e la fertilità femminile.
Tiroidite di Hashimoto: i sintomi e le conseguenze
La Tiroidite di Hashimoto, nota ai più come tiroidite cronica autoimmune, è una patologia cronica tiroidea che insorge a causa della predisposizione genetica: perché si sviluppi la malattia, è necessario che vi siano casi pregressi in famiglia. I sintomi possono essere molto variabili. In genere si riscontra apatia, aumento di peso, spossatezza, caduta dei capelli, unghie fragili, difficoltà nella concentrazione, ritenzione dei liquidi e stipsi. A preoccupare maggiormente di questa patologia sono proprio i danni a carico dell’apparato riproduttivo. La Tiroidite di Hashimoto infatti ha la capacità di interferire con la fertilità femminile, causando cicli anovulatori, bassa temperatura corporea basale e diminuzione delle chance di impianto dell’embrione. Tutte condizioni che possono rendere ardua la fecondazione e la progettazione di una gravidanza.
La tiroidite di Hashimoto causa infertilità? Il trattamento e le terapie
Grazie al progresso della ricerca, della medicina e della tecnologia biomedica, per la Tiroidite di Hashimoto le terapie sono molteplici e riservano ad ogni donna il trattamento farmacologico più idoneo a seconda delle necessità cliniche. È disponibile sia la terapia ormonale sostitutiva a base di ormoni tiroidei sintetici (Levotiroxina) che l’integrazione di iodio e/o selenio. Quest’ultimo consta di due iniezioni intramuscolari distanziate di 24 ore seguite dalla somministrazione dello iodio radioattivo.
Grazie ai sopracitati trattamenti è possibile incrementare significativamente le possibilità di concepimento. Inoltre, per far sì che un progetto di gravidanza vada a buon fine, è importante che le donne avviino con largo anticipo degli esami diagnostici completi per le malattie tiroidee, soprattutto in caso di conclamata predisposizione genetica. L’iter diagnostico consiste in esami ematochimici ed ecografia della tiroide. Gli esami del sangue hanno l’obiettivo di ricercare gli anticorpi contro la tiroide, in particolare si verifica la presenza di anticorpi anti tireoperossidasi (TPO) e anti Tireoglobulina (TG). L’ecografia, invece, serve per controllare la funzionalità della tiroide e il possibile ipotiroidismo.
Le donne affette da Tiroidite di Hashimoto corrono il rischio di partorire figli con ritardi intellettivi e disturbi epatici e/o renali. Per fortuna è possibile ovviare a questo rischio mediante un’adeguata terapia. Nel corso della gravidanza, le gestanti dovranno aumentare il dosaggio di Levotiroxina per ovvie ragioni. Il motivo è strettamente correlato alla presenza del feto, che per gran parte della gestazione dipende dalla tiroide della madre.