La sindrome di Kawasaki è, ad oggi, uno dei più grandi misteri della medicina. Scoperta e individuata da un ricercatore giapponese, a metà degli anni ’60 del secolo scorso, questa sindrome ha preso sempre più piede nell’ultimo bimestre poiché in presunta relazione con il Coronavirus.
Si tratta di una sindrome, in realtà, parecchio rara la cui frequenza è andata aumentando via via che il Covid-19 ha preso piede. Qui in questo spazio approfondiremo meglio la sindrome di Kawasaki, andando a spiegare nel dettaglio eventuali cause, i sintomi e se esiste una relazione col nuovo Sars-CoV-2.
Che cos’è la sindrome di Kawasaki
Come abbiamo poc’anzi detto, la malattia in questione prende il nome dallo studioso giapponese che l’ha individuata e analizzata nel dettaglio. Ma, in verità, su di essa si sa poco e niente. Si tratta, più specificamente, di una malattia infiammatoria rara, caratterizzata da vasculite sistemica febbrile autolimitante dei vasi di medie dimensioni.
Per questa ragione la sindrome colpisce in misura maggiore i bambini di età compresa tra i 0 e i 5 anni. Più raramente, come testimoniato da alcuni casi nelle scorse settimane, colpisce gli adolescenti. La sua presenza spesso sfocia in un’arterite coronarica acuta, che si associa ad aneurismi delle arterie coronarie: se non trattati con adeguatezza, questi diventano letali.
Seppur diffusa in tutto il mondo, ha più frequenza nelle popolazioni asiatiche. In Europa, invece, l’incidenza sui bambini di età inferiore a cinque è di 1/6.500 – 20.500. Dopo la porpora di Schonlein-Henoch è la vasculite più frequente nei bambini.
Cause e sintomi
Molte delle cause, ad oggi, sono ancora sconosciute. Per la sindrome ha un collegamento con altre patologie virali non gravi. I sintomi sono aspecifici e molto comuni in altre malattie pediatriche. Questo rende la sindrome particolarmente difficile da diagnosticare: molto dipende dalla precocità della diagnosi, mista alla bravura del proprio pediatra.
La sintomatologia, invece, è ben chiara: generalmente si presenta una febbre molto alta, immune ai trattamenti antibiotici e ai farmaci. Segue una congiuntivite bilaterale senza secrezione. Parecchie manifestazioni avvengono a livello delle labbra, secche e arrossate, o anche dei piedi, con edema e conseguente desquamazione lamellare delle dita delle mani. Oppure possono gonfiarsi i linfonodi del collo, superando di diametro il centimetro e mezzo. Ma anche semplici rossori cutanei possono essere uno spiacevole campanello d’allarme.
Relazioni col nuovo Coronavirus
Esiste una relazione tra la sindrome di cui sopra ed il Coronavirus, allora? La risposta può essere tanto sì, tanto no. Il nuovo virus, per certi versi, rappresenta ancora un libro da scoprire per la scienza. Le sue evoluzioni e la sua grande capacità di adattamento hanno già stupito abbastanza la comunità scientifica internazionale.
Molto più semplicemente possiamo dire che forse uno degli effetti collaterali del Covid-19 sia proprio la sindrome di Kawasaki. Questo perché, nei paesi più colpiti dalla pandemia, Italia compresa, si sono verificati più casi di sindrome che a differenza degli ultimi anni messi insieme. Ragion per cui, essendo i bambini meno colpiti dal Covid-19, entrati in contatto con l’onda del virus, abbiano sviluppato la sindrome come reazione.
Fonte immagine: Ohga!