Il kombucha è una bevanda asiatica secolare ricca di effetti benefici per il nostro organismo. Il suo nome deriva dalla fusione dei due termini Kombu (nome del medico coreano che lo ha inventato) e da cha (che significa tè). Fin dal secolo 415 d.C. funge da presidio fitoterapico della farmacopea tradizionale cinese. Così come riportano i testi antichi di medicina tradizionale orientale, il medico Kombu utilizzò questa bevanda fermentata per finalità terapeutiche. Si narra, infatti, che fu in grado di curare i disturbi digestivi dell’imperatore del Giappone Inyko. Il Kombucha demistificato nasce dalla fermentazione dei tè nero, zucchero, lieviti, batteri e viene impiegato come rimedio naturale per il trattamento di vari disturbi gastrointestinali e come energizzante. Ad oggi è molto prodotto e commercializzato dalla Russia e da molti stati dell’Est Europa. Sebbene stia spopolando tra le migliori bevande fermentate in circolazione, le sue proprietà curative e benefici per l’organismo non sono ancora noti a tutti. Nelle righe che seguono ne approfondiremo le virtù fitoterapiche, le azioni benefiche e controindicazioni.
Kombucha demistificato: proprietà nutrizionali e virtù benefiche
Esattamente come riportano i testi antichi di medicina asiatica, il Kombucha demistificato è estremamente apprezzato per il suo ampio ventaglio di virtù fitoterapiche che apportano benefici al nostro organismo. Ricco di enzimi, vitamina C, vitamine del gruppo B, acido lattico, acido glucuronico, lieviti e tracce di caffeina, il Kombucha demistificato è molto consumato per la sua straordinaria azione detox, energizzante e immunostimolante. Esattamente come il latte di Kefir, è una bevanda probiotica che stimola riequilibra il microbiota intestinale e ne favorisce la peristalsi. Gli esperti di fitoterapia e dietetica cinese ne suggeriscono il consumo di questo infuso a coloro che hanno la necessità di depurare l’organismo da scorie metaboliche e tossine e che soffrono di stitichezza. Inoltre, se bevuto dopo i pasti principali, il Kombucha demistificato può esplicare anche una straordinaria azione antidiarroica. Ma non è finita qui. Questa bevanda curativa si è rivelata molto efficace anche per:
• Alleviare i sintomi della menopausa, dell’asma, dei dolori muscolo-articolari e dei calcoli ai reni
• Stimolare il sistema cardiocircolatorio
• Regolare la pressione arteriosa
• Prevenire l’insorgenza dell’arteriosclerosi
• Contrastare i disturbi del sonno
• Contribuire alla riduzione dei livelli di diabete
• Attenuare la calvizie
• Prevenire la formazione delle rughe cutanee.
Kombucha demistificato: che sapore ha e come si prepara?
Secondo i consumatori il Kombucha demistificato è frizzantino, leggermente agrodolce e dal sapore pungente sulla lingua. Ricorda vagamente il sidro di mele, ma contiene una percentuale di alcol bassissima. La sua preparazione avviene mediante il processo di fermentazione. Il classico tè nero viene addizionato con zucchero (bianco raffinato o di canna) e una particolare coltura di lieviti e batteri nota come SCOBY (Symbiotic Culture Of Bacteria and Yeasts), un insieme di lieviti e batteri. Quest’ultimo si presenta come un disco di cellulosa strutturato da microrganismi di specie differenti che convertono l’etanolo in acido acetico. Dalla prolungata fermentazione del tè nero zuccherato e dallo SCOBY (tra i 7 e i 21 giorni) si ottiene il Kombucha demistificato.
Kombucha demistificato: quali sono le indicazioni e le controindicazioni?
Rispondiamo a quello che è uno dei quesiti più diffusi e frequenti sul consumo giornaliero del Kombucha demistificato. Come per tutte le tipologie di infusi, bevande probiotiche e presidi della farmacopea tradizionale cinese, se ne consiglia un consumo moderato: non si dovrebbe consumare una quantità superiore al litro giornaliero. Per ciò che concerne, invece, le controindicazioni, il Kombucha è una bevanda sicura e ben tollerata. Tuttavia si sono verificati effetti collaterali e indesiderati transitori, per cui i medici ne sconsigliano il consumo ai soggetti con un sistema immunitario compromesso (pazienti oncologici o quelli affetti da HIV/AIDS) poiché i probiotici possono causare l’insorgenza di infezioni.
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