Kamasutra per disabili: è possibile?

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Parlare del tema della sessualità con riferimento alla persona disabile significa spesso imbattersi in un tabù, ovvero in qualcosa di cui sarebbe meglio non parlare. Questo accade perché generalmente il disabile viene sempre percepito dalla società esclusivamente come portatore di una diversità, ovvero come una persona non sana. In tal senso questa dicotomia sano/malato andrà a investire ogni aspetto della vita del disabile, compresa la sfera affettiva, relazionale e sessuale. Ed in effetti l’atteggiamento della società nei confronti della sessualità dei disabili si può riassumere in due giudizi: c’è chi nega in toto la sessualità del disabile e chi invece la percepisce come qualcosa di abnorme e perverso. In realtà le persone disabili come qualsiasi altro individuo, hanno le loro pulsioni sessuali. Il recupero della dimensione della sessualità è quindi fondamentale nella vita del disabile. Insomma nei confronti della sessualità dei disabili esistono ancora molti pregiudizi da parte della società dei “sani”.

Il Kamasutra in Braille realizzato da un artista svedese

In questo senso un artista svedese, tale Nina Lindra, ha realizzato un Kamasutra in Braille per i non vedenti. L’artista ha realizzato quindi un testo completo relativo alle varie posizioni del Kamasutra, che vengono descritte non solo con le parole ma anche con le immagini.

D’altronde qualche anno fa, sempre in riferimento a questi temi, ha fatto molto discutere la petizione online avviata da Max Ulivieri, un web designer colpito da una grave forma di disabilità. L’uomo, sull’esempio di realtà già esistenti in altri paesi europei, quali Olanda, Svezia, Svizzera, Danimarca, e Germania, ha lanciato questo appello per introdurre anche nel nostro Paese la figura dell’assistente sessuale ai disabili. In Italia il disegno di legge è stato presentato nel 2014 ed è assegnato alla Commissione di igiene e sanità del Senato, ma da allora ad oggi nulla si è mosso. Ulivieri sottolinea come venga riconosciuto ogni forma di assistenza per chi è disabile, ad eccezione dell’aspetto sessuale che viene sempre omesso. Pe il web designer si tratterebbe di una terapia vera e propria volta al benessere psico-fisico per riscoprire il proprio corpo, come fonte di piacere e non solo di sofferenza a causa dei disagi patiti quotidianamente.

Tuttavia Ulivieri sgombra il campo da un possibile equivoco, chiarendo che questi servizi non avrebbero nulla a che fare con la  prostituzione, in quanto questa assistenza sessuale ai disabili verrebbe praticata da operatori volontari che hanno seguito dei corsi in ambito medico, sessuologico, etico e psicologico. In particolare dovrebbero partecipare a un corso di formazione, poi superare un esame ed essere iscritti a un albo. Temiamo però che nel nostro Paese i tempi non siano ancora maturi per questa lezione di civiltà. Qui di seguito l’estratto di un’intervista proprio a Max Ulivieri sull’argomento.

Fonte Immagine: Pixabay
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